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Quando sentiamo parlare di animali, pensiamo subito a quelli che conosciamo meglio e che sono evolutivamente più vicini a noi, come gli uccelli e i mammiferi. In realtà la parte più grande del regno animale è rappresentata dagli invertebrati, animali privi di scheletro che comprendono il 95% delle specie viventi. Meduse, coralli, vermi, aracnidi, crostacei, molluschi, echinodermi e tra i più numerosi gli insetti, sono tutti molto diversi tra loro e popolano tutti gli ambienti terrestri e marini. Si tratta per lo più di animali di piccole dimensioni, a parte il calamaro gigante che è il più grande invertebrato vivente che con i suoi tentacoli può arrivare fino a venti metri di lunghezza. I rettili esistono da milioni di anni e i loro antenati erano anfibi che vivevano sulla terraferma e nell'acqua. La loro grandezza e la loro struttura è molto varia: sono rettili le tartarughe, i coccodrilli, gli alligatori, le lucertole e i serpenti. Tra i 230 e i 65 milioni di anni fa la Terra è dominata dai dinosauri, che si estinguono alla fine del periodo. 150 milioni di anni fa, dai rettili si evolvono gli uccelli che si distinguono per la loro capacità di volare, che permette loro di diffondersi rapidamente in tutti gli ambienti del Pianeta. I mammiferi possono sopravvivere quasi in tutti gli ambienti e adattarsi ai vari climi: alla vita nella giungla, nel deserto, nelle regioni polari, nell'aria, negli oceani, sottoterra, sugli alberi e si spostano da un ambiente a all'altro. Per vivere in ogni ambiente, i mammiferi hanno sviluppato corpi diversi: la maggior parte degli animali domestici, gli uomini, pipistrelli, balene, elefanti e castori, canguri, koala, l'ornitorinco e orsi sono mammiferi!

Dato lo stretto rapporto esistente tra l’uomo e la natura, fin dall’antichità si è tentato di conoscere gli esseri viventi e di classificarli. Nel IV secolo a.C., il grande filosofo e scienziato greco Aristotele cominciò a ordinare gli animali conosciuti in base alle loro caratteristiche fisiche. Ovviamente a quel tempo si conosceva assai poco sull’anatomia interna degli organismi e, di conseguenza, tale classificazione si fondava principalmente sull’osservazione delle caratteristiche esterne e risultava dunque piuttosto sommaria. La moderna classificazione risale allo scienziato svedese Carlo Linneo, che nel XVIII secolo introdusse il concetto di SPECIE (“gruppo di individui che possiedono uguali caratteristiche e che accoppiandosi fra loro generano una prole feconda, cioè in grado a sua volta di riprodursi”). Linneo diede inoltre, ad ogni specie, due nomi in lingua latina, di cui il primo indica il genere e si scrive con l’iniziale maiuscola; il secondo indica la specie e si scrive invece con l’iniziale minuscola, entrambi in corsivo. Specie molto simili vengono raggruppate quindi in GENERI e, allo stesso modo, generi simili sono raggruppati in un insieme più ampio, quello della FAMIGLIA; a loro volta, le famiglie sono raggruppate in ORDINI, gli ordini in CLASSI, le classi in TIPI o Phyla e, infine, i tipi in REGNI. Esistono 5 regni: ANIMALI, VEGETALI, FUNGHI, PROTISTI, MONERE.

Come si riproducono

La maggior parte degli animali, anche i più semplici, si riproducono per via sessuata con il vantaggio di aumentare la variabilità genetica dei singoli individui e la conseguente diversità fra degli organismi. Essi hanno organi interni che si chiamano gonadi, che si distinguono in maschili e femminili e sono specializzati per la produzione dei gameti (cellule sessuate: spermatozoi e cellule uovo).

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Quanti animali

Il regno animale è caratterizzato dalla straordinaria diversità degli organismi che gli appartengono; infatti, si riconoscono almeno 30 milioni di specie. Un’idea di questa varietà si può avere curiosando fra i vari Phyla nei quali gli animali sono raggruppati. Tra gli animali che vivono in habitat acquatici troviamo i poriferi ovvero le spugne, gli cnidari come le meduse, i coralli, gli anemoni di mare e le idre. In particolare, i polipi sono capaci di costruire strutture di sostegno calcaree che formano le barriere coralline.

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Gli artropodi

Gli artropodi sono il gruppo di animali più numeroso sulla Terra: sono state classificate più di un milione di specie di insetti e altri artropodi, mentre il numero degli individui di insetti oggi viventi può arrivare fino al miliardo di miliardi. Gli artropodi si trovano in numero abbondante in tutti gli habitat e si è calcolato che in un chilometro quadrato di una regione della zona temperata ci possono essere 20 milioni di artropodi distribuiti nella biosfera. Insetti La parola “insetto” deriva dal latino insectum, che vuol dire “tagliato”; infatti, il corpo di questi invertebrati è suddiviso in segmenti separati tra loro.

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I vertebrati

I numerosi Phyla di invertebrati sono caratterizzati dalla grande diversità di forme e modi di vivere degli organismi; i vertebrati, al contrario, hanno una organizzazione dell’organismo simile tra i vari animali. Nonostante queste limitate diversità e modifiche nel corso dell’evoluzione, i vertebrati hanno conquistato non solo le terre emerse, ma anche i cieli; comprendono alcuni dei più grossi organismi mai vissuti sulla Terra e anche la nostra stessa specie. I vertebrati sono caratterizzati da una colonna vertebrale, o spina dorsale, costituita da vertebre che circondano il cordone nervoso.

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Selezione naturale ed evoluzione

La Terra ha una lunga storia e tutti gli organismi, uomo compreso, hanno avuto origine nel corso di questa storia da forme precedenti e più antiche. Di conseguenza, tutte le specie derivano da altre specie, e tutti gli esseri viventi hanno un antenato comune nel lontano passato. Questo è possibile perché nel corso tempo si sono susseguiti dei processi di cambiamento che hanno agito sulle specie: l’evoluzione. Lamarck e Darwin Jean-Baptiste Lamarck, scienziato francese (1744-1829), sosteneva che l’ambiente è la causa dell’evoluzione perché costringe gli animali ad usare alcune parti del corpo al posto di altre.

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Il comportamento animale

Tutti gli organismi si procurano cibo e acqua, spesso riescono a evitare di diventare cibo per altri organismi, si riproducono (ovvero hanno rituali di corteggiamento e accoppiamento) ed infine si prendono cura della prole. Tutte queste attività costituiscono il comportamento che ha molta importanza per la sopravvivenza dell’animale e per il successo della sua specie. Anche le caratteristiche comportamentali subiscono l’evoluzione: normalmente ci sono variazioni di comportamento tra i singoli organismi, ed alcuni sono più vantaggiosi di altri.

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Distribuzione degli animali

È opinione comune degli scienziati che la vita sia sorta nel mare e che da qui gli organismi viventi abbiano conquistato, con i necessari passi evolutivi, sia l’ambiente terrestre sia quello delle acque dolci interne. Questi passaggi, dal mare agli altri ambienti, sono avvenuti in tempi antichissimi, quando le forme viventi erano poco evolute e poco specializzate. Successivamente gli esseri viventi, pur espandendosi tutto intorno, hanno trovato dei limiti invalicabili che li hanno tenuti confinati in certe regioni.

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Fauna dell’ambiente marino

L’ambiente marino è caratterizzato da condizioni di temperatura meno variabili rispetto a quelle dell’ambiente terrestre. Le escursioni termiche giornaliere e stagionali (la differenza tra il minimo e massimo raggiunto dalla temperatura) sono infatti inferiori. Anche la salinità, pur variando di molto tra diversi mari, difficilmente presenta delle forti variazioni in uno stesso mare. Per questo motivo gli organismi marini, soprattutto quelli delle acque più profonde e lontane dalle coste, non hanno avuto il problema di adattarsi a forti sbalzi di temperatura e di salinità, e sono in genere animali che non tollerano variazioni notevoli di questi due fattori.

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Animali dell’ambiente salmastro

Le zone in cui le acque dei fiumi si gettano in mare rappresentano l’ambiente di passaggio dalle acque dolci a quelle salate, ambiente che, a causa delle brusche variazioni di salinità e dei forti sbalzi termici giornalieri e stagionali, permette la vita solo ad organismi particolarmente specializzati a sopportare condizioni così particolari. A causa di tali difficoltà ambientali, la fauna e la flora delle acque salmastre sono piuttosto povere di specie. Queste poche specie sono però presenti in abbondanza per via dell’enorme quantità di sostanze nutritive che provengono dai fiumi.

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Fauna ipogea

Grotte e cunicoli sotterranei sono abitati da organismi molto specializzati che, nei millenni, hanno sviluppato caratteri che li rendono particolarmente adatti a questo ambiente. La maggior parte di questi animali sono invertebrati: anellidi, molluschi, insetti, crostacei e aracnidi. A questi si aggiungono a volte anfibi, rettili e particolari specie di pesci ciechi. Queste creature non hanno occhi, né organi per la respirazione. Essi respirano direttamente attraverso i pori che compongono i tessuti di rivestimento del loro corpo. Per “osservare” il mondo che li circonda, possiedono organi di relazione distribuiti su tutto il corpo, molto sensibili.

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Animali di acqua dolce

Le acque dolci presentano una innumerevole varietà di condizioni chimico-fisiche (temperatura, profondità, pH, ecc.). Inoltre, a seconda che siano acque stagnanti (paludi, stagni, laghi) o correnti (fiumi, torrenti), consentono la vita a biocenosi completamente diverse. Le acque stagnanti presentano, come il mare, un benthos, un plancton e un necton, ma con un numero minore di specie. Le acque correnti, a causa della variabilità delle condizioni termiche e del movimento dell’acqua, non presentano il plancton.

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Animali dell’ambiente terrestre

Fra i diversi ambienti, quello terrestre ha la più ampia variabilità giornaliera e stagionale di fattori che condizionano la vita degli animali. Questi fattori dipendono, fra le altre cose, dalla latitudine (dai poli fino all’equatore) e dalla altitudine (dal livello del mare alle vette montuose).  La temperatura è quindi un importante fattore limitante per la vita nell’ambiente terrestre. L’altro fattore limitante per gli organismi terrestri è la disponibilità di acqua atmosferica, cioè di umidità dell’aria e del suolo proveniente dalle piogge.

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Storia della vita sulla Terra

L’avvio della vita sulla Terra si fa risalire a circa 4 miliardi di anni or sono e le testimonianze fossili più antiche riguardano organismi risalenti a circa 1 miliardo di anni fa (per approfondimenti vedi sezione Origine della vita): è evidente che molti anni della storia della vita sulla Terra sono avvolti nel buio del passato e che noi conosciamo solo la parte più recente di questa storia. Questa parte, le cui tracce sono state conservate e ritrovate fortunosamente negli strati geologici, testimonia di organismi già assai complicati e già distinguibili in Phyla. 

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Già 20.000 anni fa alcuni uomini primitivi riproducevano sulle rocce, all’aperto e nelle grotte, i momenti salienti della caccia con dei disegni che raffiguravano quasi sempre animali (grotte di Altamira, Pesche-Merle, ecc.). Molti di questi disegni sono diventati oggi importanti documenti sulla fauna presente sulla Terra in certi periodi della storia, e quindi anche del clima e della flora. Tutti i popoli, in tutti i continenti, hanno elaborato figure animali, dipinte o scolpite, dando loro una dimensione fantastica o divina. Le prime civiltà importanti sorte lungo il corso dei fiumi (Nilo, Tigri, Eufrate) sono state caratterizzate da una forte cultura legata a divinità con sembianze di animali. Per gli Egizi, Bastet (Dea della gioia e del calore del Sole e protettrice del Faraone) era rappresentata come una donna dalla testa di gatto o come un felino, Anubi (patrono dell'imbalsamazione e signore delle necropoli) era rappresentato con il corpo umano e la testa di sciacallo, accompagnava i morti nel viaggio dell’aldilà e presiedeva al tribunale dell'oltretomba. In seguito, gli animali continuarono ad accompagnare l’uomo nella sua storia rientrando nelle culture popolari nei modi più fantasiosi. Leggende, favole e miti hanno spesso come protagonisti draghi, animali parlanti o mostri cattivi e da sempre parlano agli uomini nel modo più semplice e diretto attraverso storie divertenti, spaventose o didattiche. Alcune storie nascono da una paura fondata, come nel caso del lupo che costituiva realmente un grave pericolo soprattutto nel Medioevo, quando l’Europa era ancora ricoperta per la gran parte di foreste e in inverno branchi di lupi affamati si spingevano verso i villaggi o addirittura all’interno delle città. L’uomo temeva questi animali non solo a causa delle aggressioni a volte mortali, ma anche per la rabbia, malattia allora non curabile, trasmessa dai loro morsi. Da questa base storica nasce anche la figura mitologica del lupo mannaro, uomo che si trasforma in lupo durante le notti di luna piena. In realtà la licantropia ha come base una rara malattia genetica, la porfiria, che induce un’ipersensibilità ai raggi solari, crescita di fine peluria sul volto e sugli arti e infine una colorazione dei denti rosso-bruna.

Utilizzo e sfruttamento

Per gli esseri umani la fauna ha sempre costituito un’importante risorsa di vita. La caccia e la pesca erano gli unici mezzi a disposizione dell’uomo primitivo per cibarsi e vestirsi. Quando, poi l’uomo ha abbandonato la vita nomade per insediarsi stabilmente in un determinato territorio, ha cominciato ad addomesticare gli animali. L’allevamento gli garantiva una maggiore disponibilità di alimenti quali la carne, il latte, le uova, il miele; gli animali, inoltre, fornivano anche materie prime come la lana e le pelli.

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Animali nello spazio

Un altro grosso contributo alla ricerca scientifica grazie all’impiego di animali si è avuto nel settore dell’astronautica. I primissimi esseri viventi lanciati nello spazio furono topolini e moscerini (drosofile). Questi insetti furono scelti perché si riproducono molto velocemente, e questo permetteva agli scienziati di accertare in tempi brevi possibili influenze dei raggi cosmici sui caratteri ereditari. Laika, una cagnetta russa, fu il primo animale ad essere inviato nello spazio, in particolare in orbita attorno alla Terra nel 1957.

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Animali come risorsa

Gli animali sono una risorsa produttiva per gli esseri umani. Innanzitutto, forniscono una grossa varietà di prodotti alimentari necessari alla vita dell’uomo: latte, formaggi, carne, uova, burro, salumi ecc. Alcune particolari specie animali, come i coralli e le ostriche, sono sfruttate dall’uomo per produrre gioielli e oggetti da artigianato. La pelle di vari animali, invece, viene utilizzata per la confezione di capi d’abbigliamento. Ancora oggi, in varie zone della Terra, gli animali costituiscono uno dei principali mezzi di trasporto. 

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Una specie animale è in serio pericolo di estinzione quando la sua popolazione viene frammentata. L’estinzione è un processo naturale che può realizzarsi per selezione naturale o scarsità alimentare o calamità naturali. È ormai certo che 9 specie su 10 di quelle che, nei millenni, sono comparse sulla Terra, siano poi scomparse. Anche l’intervento umano sulla natura ha provocato l’estinzione di intere specie animali, nel corso degli anni. La caccia, la deforestazione, l’inquinamento, la conversione di luoghi incolti in pascoli, il commercio illecito di animali selvatici hanno reso difficile la sopravvivenza di molti animali, così come il cambiamento climatico. Le zone più colpite dall’innalzamento della temperatura terrestre sono l’Artico e gli oceani. In questi luoghi gli animali soffrono perché hanno smarrito il loro habitat e fanno fatica a trovare cibo per nutrirsi. Ciò causa la diminuzione delle nascite e, conseguentemente, la graduale scomparsa della specie. Negli oceani la riduzione del plancton ha provocato la migrazione di molti pesci e la scomparsa di molti organismi invertebrati.

Come salvaguardare gli animali

L’uomo, tuttavia, negli ultimi anni, ha compreso che la perdita di alcune specie animali può causare dei danni gravissimi al naturale svolgimento della catena alimentare, e ha cercato di intervenire in sostegno delle specie più a rischio. Molti animali, come ad esempio i camosci e gli stambecchi in Italia, sono stati reintrodotti nel loro habitat attraverso un’operazione di “ricolonizzazione”. A sostegno delle farfalle, ad esempio, sono stati ampliati gli spazi verdi. La caccia e il commercio di animali in via di estinzione è vietata.

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La biodiversità

Il termine “biodiversità” è stato creato nel 1988 da Edward O. Wilson, entomologo, e si è imposto nel linguaggio comune a partire dall’Earth Summit nel 1992. Per biodiversità si intende la ricchezza costituita dall’insieme degli organismi viventi, che sono presenti nelle differenti regioni climatiche e nei diversi habitat. La biodiversità nasce dal processo evolutivo che ha generato, attraverso la selezione naturale, nel corso dei millenni, la varietà delle specie viventi animali e vegetali.

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Come si allevano gli animali?

Vi siete mai chiesti come viene prodotta la carne che trovate al supermercato, ben impacchettata e ordinatamente disposta sugli scaffali? Se ripercorriamo al contrario la filiera possiamo scoprire molte informazioni interessanti su come vengono allevati gli animali e sui danni ambientali che derivano dalla produzione della carne, delle uova, del latte e dei formaggi che quotidianamente mangiamo. Negli ultimi decenni, a livello mondiale ha preso piede un metodo di allevamento che molto si allontana dalle tradizionali tecniche usate dall’uomo.

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Nutrire gli animali

Nutrire gli animali per nutrire gli uomini è un modo costoso per produrre cibo. Nel mondo circa ¼ delle terre coltivabili è utilizzata per produrre foraggio, soia e cereali e un ¼ di questi cereali è utilizzato negli allevamenti industriali per nutrire il bestiame: si tratta di un elevato costo energetico oltre che economico, tanto più che gli stessi terreni potrebbero essere utilizzati per produrre il cibo di cui quella parte della popolazione mondiale denutrita ha bisogno. È stato calcolato, infatti, che se tutti i cereali prodotti ogni anno venissero divisi tra la popolazione mondiale, ognuno riceverebbe molto di più del cibo necessario per la sopravvivenza.

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Produrre cibo

Per far fronte alle crescenti richieste di carne da parte dei consumatori, ha preso piede, quindi, un sistema di produzione intensivo, in grado di produrre tanta carne e in breve tempo. Gli allevatori trasformano una materia prima come i cereali, disponibili in grande quantità e ad un basso costo, nella carne che mangiamo. Si tratta di un sistema assolutamente inefficiente perché utilizza molto per produrre poco; infatti, per ottenere 1 kg di carne di manzo sono necessari circa 7 kg di cereali e circa 15 mila litri di acqua!

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Uomo e allevamento

Oggi nel mondo quasi due miliardi di persone dipendono dal bestiame per soddisfare le proprie necessità quotidiane. Il legame tra uomo e allevamento è di lunga data ed è sempre stato un rapporto di equilibrio tra uomo, ambiente e cultura: il bestiame, infatti, oltre ad essere utilizzato per la produzione di carne, ha assolto in passato, e ancora oggi in parte assolve, ad una serie di funzioni fondamentali. Il bestiame soddisfa, infatti, il 30% dei bisogni dell’uomo sia in termini di alimentazione - produzione di carne, latte e derivati - che di supporto alla produzione agricola come forza-lavoro.

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Antichi equilibri

Il rapporto tra produzione e consumo di alimenti di origine animale è cambiato nel tempo. Storicamente trasporti e comunicazione erano limitati rispetto all’attuale contesto di globalizzazione e il commercio di prodotti freschi, quindi deperibili velocemente, come carne, latte, uova era molto difficoltoso. Le richieste di questi beni alimentari venivano, perciò, soddisfatte localmente ma soprattutto l’allevamento di bestiame era legato alle disponibilità locali di risorse, come il mangime, i pascoli e l’acqua.

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Ambiente e allevamento

I prodotti dell’allevamento del bestiame - uova, carne, latte e derivati - forniscono un terzo delle proteine assunte globalmente dall’uomo. Poiché non distribuito in modo omogeneo nei paesi del mondo, il consumo di questi alimenti è, allo stesso tempo, causa d’obesità nei paesi occidentali (dove il consumo di questi alimenti è eccessivo) e rimedio potenziale alla denutrizione nei paesi in via di sviluppo (PVS). Ma il settore dell’allevamento risulta anche tra i primi responsabili dei numerosi cambiamenti ambientali che negli ultimi decenni si stanno registrando sia a livello locale che globale.

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I cambiamenti del settore zootecnico

La crescente domanda di alimenti d’origine animale ha determinato l’esigenza di avere sistemi di allevamento molto efficienti, in grado, cioè, di produrre molto, in poco tempo e in poco spazio. Si registra infatti una crescente tendenza verso l’allevamento intensivo e verso una produzione più industriale del bestiame, sebbene il pascolo estensivo occupi ancora vaste aree del pianeta. In questo processo ha giocato un ruolo decisivo anche la scarsa disponibilità di suoli, che ha generato la necessità di sviluppare sistemi zootecnici che richiedessero superfici inferiori a parità di produzione animale.

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Allevamento e suolo

l settore zootecnico è il principale responsabile dell’uso del suolo e del suo progressivo inaridimento. La produzione animale occupa il 30% di tutti i suoli presenti sul pianeta, a cui va aggiunto il pascolo che ne ricopre il 26%. In particolare, il 33% dei suoli arabili è destinato a coltivazioni a scopo nutritivo per gli allevamenti. L'allevamento intensivo, ad esempio, distrugge il suolo perché la coltivazione di cereali per mangimi richiede moltissimo terreno coltivabile. L'agricoltura può contribuire alla desertificazione sia direttamente, tramite pratiche agricole dannose come la coltivazione intensiva e un uso smodato di acqua, sia indirettamente, quando la terra viene deforestata per creare nuove terre coltivabili per nutrire il bestiame.

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Clima e atmosfera

L’effetto serra, fenomeno che comporta il surriscaldamento del pianeta, è dovuto alla presenza in atmosfera di diverse sostanze, normalmente presenti in natura in basse concentrazioni, ma prodotte in elevate quantità dall’attività dell’uomo, soprattutto negli ultimi decenni (combustione dei carburanti per spostarsi, per far funzionare macchinari, per produrre energia elettrica, etc.). Tra queste sostanze alcune hanno un effetto più forte, come il metano (CH4) e il protossido di azoto (N2O), altre, come l’anidride carbonica (CO2), influiscono meno sull’effetto serra, ma vengono prodotte in grandi quantità dall’uomo.

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Acqua per allevare

Entro il 2025 oltre il 60% della popolazione mondiale vivrà in condizioni di carenza idrica. Il settore zootecnico contribuisce significativamente al consumo di acqua e al suo inquinamento in modo sia diretto che indiretto: l’8% del consumo idrico mondiale riguarda il settore zootecnico, che utilizza acqua principalmente allo scopo di irrigare i campi coltivati per produrre mangimi. Pensate che per ottenere 1 kg di manzo servono 15 mila litri d'acqua! Per 1 kg di pollo, servono 3.500 litri d'acqua, mentre per la produzione di cereali di acqua ne serve di meno ossia 3.400 litri per il riso, 2 mila per la soia, 1.400 per il grano, 900 per il mais, 500 per le patate.

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Allevamento e biodiversità

Viviamo in un’epoca di grande minaccia per la biodiversità, oggi infatti la perdita delle specie animali e vegetali è centinaia di volte più veloce rispetto ai secoli scorsi. L’attività zootecnica genera forti impatti per gli aspetti legati alla biodiversità e alla riduzione della varietà delle forme di vita, poiché la deforestazione, l’impoverimento dei suoli, l’inquinamento e i cambiamenti climatici, a cui peraltro l’allevamento contribuisce, sono fattori che determinano una forte perdita di biodiversità.

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Malattie negli allevamenti

La produzione di alimenti animali su scala globale sta subendo una grande trasformazione che potrebbe comportare un incremento del rischio di trasmissione delle malattie dagli animali all’uomo (zoonosi). Per limitare questo rischio si dovrebbe: evitare l’eccessiva concentrazione di capi di bestiame negli stabilimenti di allevamento, migliorare il sistema di monitoraggio delle malattie e salvaguardare la salute pubblica. La produzione e la densità del bestiame sono notevolmente aumentate, spesso in prossimità dei centri urbani, soprattutto per quanto riguarda gli allevamenti industriali di suini e pollame.

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Quanti tipi di allevamento?

Fattori come il clima (per esempio tropicale o desertico), come la conformazione dei terreni (per esempio pianeggianti o montuosi), come la disponibilità di risorse (per esempio l'acqua), ma anche elementi come le culture e le economie locali, fanno assumere ai sistemi di allevamento forme diverse sia per dimensione, sia per tipologia di tecniche utilizzate. Nel mondo le tipologie di allevamento sono molte e diverse tra loro, provate solo a pensare a quanto sono diversi gli allevamenti nomadi di cavalli eyak della Mongolia dagli allevamenti di bovini nelle nostre cascine!

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Come funzionano gli allevamenti?

Gli animali possono essere allevati in diversi modi, esistono infatti allevamenti intensivi, allevamenti industriali e allevamenti a pascolo detti anche estensivi. Vediamoli nel dettaglio. Allevamento estensivo o “a pascolo” In questo sistema il bestiame è libero di pascolare e di brucare l’erba. Se le temperature sono molto rigide gli animali hanno la possibilità di ripararsi nelle stalle dove vengono nutriti dall’uomo. È un sistema autosufficiente che possiede terreni per il pascolo o per produrre il nutrimento per gli animali, si tratti di fieno o di cereali. La densità di capi, ossia il rapporto tra il numero di animali e la porzione di terreno su cui vengono allevati, è bassa; i reflui zootecnici vengono utilizzati come fertilizzante naturale (concime) sui campi dell’azienda agricola, senza bisogno che vengano smaltiti come rifiuti.

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I consumi odierni di carne sono cresciuti molto rispetto al passato: la FAO ha calcolato che siano aumentati globalmente di quasi il 400% rispetto al 1961. Oggi nei paesi industrializzati il consumo di carne pro-capite è di circa 80 kg. Globalmente il consumo di carne è destinato a crescere ancora, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, dove i redditi sono in costante aumento. Come abbiamo visto, la produzione di carne, uova, latte e formaggi può generare forti impatti sull’ambiente e non sempre tutela il benessere degli animali, soprattutto se questi sono allevati in modo intensivo e industriale. Per capire, in qualità di “consumatori”, come scegliere prodotti meno dannosi per l’ambiente e per la propria salute occorre pensare ai diversi attori coinvolti nella filiera della produzione animale e individuare quali strumenti essi hanno a disposizione per produrre in modo più sostenibile. I consumatori, infine, possono diminuire il proprio consumo di carne e ad attuare delle scelte d’acquisto sostenibili.

Prestare attenzione a quanta carne mangiamo, sotto forma di bistecca o di prosciutto è il primo passo per dare avvio ad un percorso di sostenibilità alimentare. Non è necessario diventare vegetariani per alimentarsi in modo sostenibile, basta essere consapevoli che il consumo di cibo ha delle conseguenze sull’ambiente e agire di conseguenza. Modificare i propri consumi è l’unica soluzione per potersi alimentare in modo sostenibile. Vediamo in che modo possiamo modificare i nostri consumi di carne.

Integrare la dieta

In generale è consigliabile diminuire i propri consumi di carne, soprattutto di carne rossa: un chilogrammo di carne di manzo, infatti, è responsabile dell’emissione in atmosfera della stessa CO2 che emette una vettura media europea ogni 250 chilometri circa e brucia l'energia sufficiente a tenere accesa per 20 giorni una lampadina da 100 watt!! Inoltre, secondo alcuni studiosi un eccessivo consumo di carne avrebbe degli effetti negativi sulla nostra salute: aumenterebbe, infatti, l’insorgere di tumori, di malattie vascolari, diabete e obesità.

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Mangiare prodotti locali

Prediligere prodotti locali, o prodotti cosiddetti “a km zero” è una buona soluzione per evitare i lunghi viaggi di animali e di cibo proveniente magari dall’altro capo del mondo. Questa soluzione allo stesso tempo consente di emettere in atmosfera, indirettamente, minori quantità di gas serra. Potete rivolgervi alle cascine della vostra zona per acquistare la carne, i salumi, il formaggio o altri prodotti caseari della zona. Potete anche ritirare il latte fresco dai distributori di latte crudo sparsi per le cascine e anche nelle nostre città e ricordarvi di portare la vostra bottiglia vuota da riempire! In questo modo, oltre che evitare emissioni di gas effetto serra eviterete uno spreco di imballaggi e risparmierete anche, perché evitando i passaggi della filiera, il latte costa meno!

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Mangiare prodotti biologici

La scelta di prodotti biologici è ancora oggi condizionata dal loro prezzo, più elevato rispetto agli alimenti tradizionali. Acquistare i prodotti biologici direttamente dal produttore, nei cosiddetti "farmers markets" o direttamente in fattoria, è una soluzione per aggirare il problema dei sovrapprezzi. Comprare cibo biologico significa scegliere prodotti per la cui produzione non sono stati utilizzati pesticidi, erbicidi e fertilizzanti chimici, diminuendo l’impatto sull’ambiente ed evitando l’inquinamento del suolo e delle falde acquifere da parte di queste sostanze. Inoltre, il benessere degli animali prodotti con questo sistema viene rispettato.

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Animali

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