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Scoperta l’acqua più antica della Terra

21 settembre 2025
3 min di lettura
21 settembre 2025
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Nel cuore di una miniera canadese, una geologa ha compiuto una scoperta che ha letteralmente riscritto la storia della vita sul nostro pianeta. Non ha trovato un fossile o un minerale raro, ma qualcosa di molto più inaspettato: acqua risalente a un'epoca in cui la Terra era ancora agli albori. Questa scoperta, oltre a essere un'incredibile capsula del tempo, ha riacceso le speranze nella ricerca di vita al di fuori del nostro mondo. La geologa Barbara Sherwood Lollar e il suo team si trovavano a lavorare nella miniera di Kidd Creek, vicino a Timmins, in Ontario, Canada, una delle miniere di metalli di base più profonde al mondo. Durante i loro scavi a circa 2,4 chilometri sottoterra, hanno intercettato una sacca d'acqua che, secondo le prime analisi, era isolata dal resto della superficie da miliardi di anni. La sorpresa è stata enorme. Analisi geochimiche condotte dal gruppo di Sherwood Lollar hanno stabilito che l'acqua non era solo antica, ma incredibilmente antica: la sua età è stata stimata in circa 2 miliardi di anni. Per mettere le cose in prospettiva, in quel periodo la vita sulla Terra era costituita quasi esclusivamente da batteri e l'atmosfera non era ancora ricca di ossigeno come la conosciamo oggi. Spinta dalla curiosità, la dottoressa Sherwood Lollar ha persino assaggiato un piccolo campione di quest'acqua. La sua descrizione è stata tutt'altro che piacevole: "terribilmente salata", "amara" e molto più densa di quella che beviamo ogni giorno. Questo perché la composizione chimica è completamente diversa: a causa del suo lungo isolamento nelle rocce, l'acqua è ricca di gas disciolti come idrogeno e metano, ma anche di una concentrazione di sali che la rende otto volte più salata dell'acqua di mare. Le rocce circostanti, inoltre, hanno rilasciato nelle acque sostanze come calcio, magnesio e ferro, che le hanno conferito un sapore e una consistenza unici, che nessun essere vivente moderno potrebbe apprezzare. La vera importanza della scoperta non risiede nella sua età o nel suo sapore, ma nella sua implicazione per l'astrobiologia, ovvero lo studio della vita extraterrestre. Il gruppo ha infatti trovato che quest'acqua antica non è sterile, ma pullula di microrganismi che vivono in un ambiente isolato e senza alcuna luce solare. Questi microrganismi sono in grado di nutrirsi dei solfati presenti nell'acqua, generati dalla reazione tra l'acqua stessa e le rocce circostanti. Questa scoperta dimostra in modo inconfutabile che la vita può prosperare in condizioni estreme, in un ecosistema completamente autosufficiente e isolato dalla superficie. Ciò rafforza l'ipotesi che la vita possa esistere anche su altri corpi celesti con ambienti sotterranei simili, come le lune ghiacciate di Giove (Europa) o Saturno (Encelado), che si ritiene nascondano vasti oceani sotto la loro superficie di ghiaccio. Se la vita potesse resistere per miliardi di anni nelle viscere della Terra, potrebbe fare lo stesso anche in altri mondi.