Un metodo basato su una proteina trovata nella saliva di una lucertola ha reso più facile individuare tumori del pancreas difficili da diagnosticare. questa tecnica migliora l’accuratezza delle scansioni PET e riduce gli effetti collaterali, offrendo nuove speranze per una diagnosi ed un trattamento più efficaci. Cos’è il cancro al pancreas? Il tumore del pancreas è una malattia oncologica che si sviluppa nelle cellule del pancreas, un organo situato profondamente nell'addome, tra lo stomaco e la colonna vertebrale. Le funzioni principali del pancreas includono la produzione di ormoni molto importanti come l'insulina, che regolano i livelli di zuccheri nel sangue, e la produzione di enzimi digestivi, che vengono trasportati nell'intestino attraverso i dotti pancreatici per facilitare la digestione e l'assorbimento dei nutrienti. Il tumore del pancreas si sviluppa principalmente quando le cellule delle vie biliari iniziano a crescere in modo incontrollato, dando origine a una massa tumorale. Questa crescita anomala può impedire al pancreas di funzionare correttamente, interferendo con la produzione di enzimi e ormoni e, solitamente, i sintomi più chiari sono rilevabili solo quando il tumore ha iniziato a diffondersi o ha bloccato i dotti biliari. Perché cercare un aiuto nella saliva di una lucertola? Il mostro di Gila è una lucertola affascinante e unica, che non solo si distingue per il suo aspetto fisico ma anche per una caratteristica rara: è una delle due specie di lucertole conosciute al mondo in grado di produrre veleno. Sebbene il morso di questa lucertola non sia solitamente fatale, il veleno contiene neurotossine che possono causare dolore intenso, gonfiore, nausea e vomito. Tuttavia, un recente studio pubblicato nel Journal of Nuclear Medicine ha riportato i promettenti risultati di un nuovo tipo di scansione PET che utilizza una variante modificata di una proteina trovata nella saliva del mostro di Gila. La proteina, chiamata Exendin-4, è stata utilizzata in passato per il trattamento del diabete, grazie alla sua capacità di legarsi ai recettori GLP-1 nel pancreas, stimolando la produzione di insulina. Poiché gli insulinomi contengono un'elevata quantità di questi recettori, Exendin-4 si è rivelata una candidata promettente per localizzare i tumori. Gli insulinomi, tumori rari e benigni che si formano nelle cellule beta del pancreas, sono particolarmente difficili da diagnosticare. Questi tumori, anche se solitamente piccoli, possono causare un'eccessiva produzione di insulina, che porta a bassi livelli di zucchero nel sangue. La diagnosi di insulinomi è complessa perché i tumori sono spesso troppo piccoli per essere rilevati tramite metodi di imaging tradizionali come scansioni TC, RM o PET, che hanno una bassa sensibilità nella rilevazione di queste escrescenze pancreatiche. Tuttavia, l'utilizzo di exendin-4 nelle scansioni PET ha incontrato ostacoli iniziali a causa degli effetti collaterali, come nausea e mal di testa, provocati dall'iniezione di grandi quantità della proteina radioattiva. Per superare questo problema, i ricercatori hanno modificato chimicamente l'exendin-4 per migliorarne la stabilità, permettendo l'uso di dosi più piccole con minori effetti avversi. La nuova versione, combinata con un tracciante radioattivo, ha mostrato risultati straordinari, rilevando i tumori nel 95% dei casi, rispetto al 65% delle scansioni PET tradizionali. Nel test condotto su 69 pazienti con sospetto insulinoma, la scansione PET con exendin-4 ha identificato i tumori in 50 casi su 53 confermati, rispetto ai soli 35 rilevati tramite scansioni PET standard. Inoltre, in sette casi, la scansione exendin-4 ha individuato insulinomi che non erano visibili con le tecniche tradizionali. Questo miglioramento nella localizzazione dei tumori ha permesso ai chirurghi di intervenire con maggiore precisione, rimuovendo i tumori in modo efficace e permettendo ai pazienti di vivere una vita normale dopo l'intervento. Questa innovativa tecnologia ha dimostrato di essere altamente sensibile nella rilevazione degli insulinomi e potrebbe sostituire molte delle tecniche di imaging attualmente utilizzate, che non sono sempre in grado di localizzare questi piccoli tumori. I ricercatori, tra cui Martin Gotthardt, si stanno ora concentrando sulla diffusione di questa tecnica in altri ospedali e laboratori, in modo che possa essere accessibile a un numero maggiore di pazienti. La scoperta non solo rappresenta un passo avanti nella diagnosi degli insulinomi, ma potrebbe anche avere applicazioni in altri ambiti oncologici, dove la localizzazione precisa di piccoli tumori è fondamentale per il trattamento efficace.
A cura di Claudia Pozzi, 3B Liceo Scientifico Vittorio Veneto, Milano