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Il pulsante on/off del sistema immunitario

21 gennaio 2025
2 min di lettura
21 gennaio 2025
2 min di lettura

Sapevi di avere un pulsante di reset nel sistema immunitario? In una sperimentazione clinica alcuni scienziati hanno utilizzato cellule immunitarie programmate per resettare il sistema immunitario di alcuni pazienti affetti da varie malattie autoimmuni legate al malfunzionamento delle cellule B. Alcune patologie curate con la terapia che si sta sperimentando sono il lupus, la sclerosi sistematica e la miopatia infiammatoria idiopatica: malattie autoimmuni del sangue.

Queste malattie hanno sintomi diversi, come la debolezza muscolare e l’inspessimento della pelle, ma sono tutte causate da un sottoinsieme di cellule B, responsabili della produzione di anticorpi che attaccano i tessuti. Se queste cellule subiscono malfunzionamenti, dirigono male gli anticorpi e possono causare seri problemi nell’organismo. Nell’esperimento sono state utilizzate cellule T basate sul recettore CAR (recettore antigenico chimerico). Queste cellule collaborano con le cellule B e ne regolano il funzionamento, arrivando anche ad ucciderle se necessario. Il tipo più comune di questa terapia consiste nel modificare geneticamente le cellule T in modo che possano individuare meglio le cellule B difettose o malate e le eliminino, portando alla guarigione da varie patologie, alcune delle quali sono molto gravi. Normalmente per guarire da queste malattie si è costretti ad assumere farmaci per tutta la vita, mentre con questa innovativa terapia basterebbe una sola iniezione per guarire completamente dalla malattia e non avere bisogno di ulteriori trattamenti in futuro.

Nello studio ad ognuno dei 15 pazienti è stata fatta un’infusione di cellule CAR T geneticamente modificate, che hanno provveduto ad eliminare tutte le cellule B dal corpo indipendentemente dal loro stato di salute e buon funzionamento. Dopo solamente due mesi dall’iniezione tutte le cellule B erano state eliminate e dopo tre mesi erano state ripristinate con cellule B completamente sane e ben funzionanti, risultando in una guarigione dalla malattia da parte dei pazienti. Lo studio è stato fatto per testare la sicurezza del trattamento e non le sue capacità, e per il momento la salute dei pazienti sembra rispettare tutti i parametri di sicurezza, inoltre tutti i pazienti hanno interrotto le periodiche infusioni che costituivano la loro precedente cura. Una delle preoccupazioni maggiori legata all’utilizzo di questa terapia nel cancro è la "sindrome da rilascio di citochine", in cui il corpo esplode in una grave infiammazione dopo il trattamento, anche se i ricercatori hanno riferito che sembra non essere un grave problema. In futuro il team di ricerca valuterà l’efficacia del farmaco in sperimentazioni coinvolgenti un numero sempre più ampio di persone e continuerà a seguire i pazienti in modo da fare ulteriori considerazioni in futuro.

A cura di Marco Bulletti, 3L - Liceo Scientifico Vittorio Veneto, Milano