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NASA: Perseverance ha trovato su Marte tracce compatibili con antiche forme di vita

11 settembre 2025
2 min di lettura
11 settembre 2025
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Immagina di trovarti su un pianeta lontano, arido e rosso, ma con un passato molto diverso da quello che vediamo oggi. È Marte, che miliardi di anni fa ospitava fiumi e laghi. In uno di questi antichi bacini, il cratere Jezero, il rover della NASA Perseverance sta cercando indizi di vita passata. E di recente ha fatto una scoperta che fa sognare gli scienziati: minuscoli segni di interazioni chimiche tra minerali e sostanze organiche, cioè molecole a base di carbonio, gli stessi “mattoni” della vita sulla Terra. All’interno del cratere, Perseverance ha esplorato una zona chiamata Bright Angel, formata da strati di fango solidificato e ciottoli trasportati dall’acqua. Analizzando queste rocce, il rover ha trovato piccoli noduli blu-verdi, grandi quanto un granello di sabbia, e delle strane “macchie di leopardo”: zone rotonde con contorni scuri e centri più chiari. Questi dettagli minuscoli, osservabili solo con strumenti super sofisticati, non sono semplici decorazioni: rivelano la presenza di minerali speciali come la vivianite (un fosfato di ferro) e la greigite (un solfuro di ferro). Sulla Terra, questi minerali si formano spesso in ambienti acquatici dove i microbi usano ferro e zolfo per sopravvivere. Ed è qui che arriva la domanda che tutti si pongono: questi minerali si sono formati grazie a reazioni puramente chimiche, senza bisogno di vita, oppure sono il risultato di attività di microrganismi marziani di miliardi di anni fa? Gli scienziati non hanno ancora la risposta. È possibile che siano bastati processi naturali, magari con molecole organiche arrivate dall’esterno attraverso meteoriti. Ma è altrettanto vero che sulla Terra minerali simili rappresentano vere e proprie “impronte” lasciate dalla vita microbica. Queste osservazioni non dimostrano che ci sia stata vita su Marte, ma ci dicono una cosa fondamentale: nel cratere Jezero c’erano acqua, minerali reattivi e composti organici. In altre parole, c’erano gli ingredienti giusti per ospitare la vita. Perseverance ha anche raccolto un campione, chiamato Sapphire Canyon, che un giorno potrebbe arrivare sulla Terra. Solo allora, con i laboratori più avanzati, potremo stabilire se i noduli e le macchie scoperte siano solo frutto di chimica o se racchiudano davvero un segreto biologico. Se un giorno scoprissimo che quei minuscoli segni su Marte sono stati prodotti da antichi microbi, sarebbe una rivoluzione: significherebbe che la vita non è un fenomeno unico della Terra, ma qualcosa che può nascere anche altrove nell’Universo. Per ora, possiamo immaginare Perseverance come un detective spaziale che, granello dopo granello, sta cercando indizi in un’enorme scena del crimine vecchia miliardi di anni. E ogni nuova traccia ci avvicina a rispondere alla domanda più affascinante di tutte: siamo davvero soli nello spazio?

A cura della redazione