Quante volte nella vita ci è capitato di essere infastiditi dal ronzio persistente di una mosca, dalla quale non siamo riusciti a liberarci se non dopo numerosi e vani tentativi. Esse possono sembrare insetti fastidiosi, ma pur sempre innocui, che però possono essere vittima di parassiti che ne alterano il comportamento, trasformandole in “zombie”. Ma come funziona questo processo? Il fungo Entomophthora muscae, che si traduce in “distruttore di insetti”, è un agente patogeno obbligato, completamente dipendente dal suo ospite, che infetta le mosche e le trasforma in zombie che eseguono la sua volontà. Esso si trova sotto forma di spore bianche e tramite queste infetta le sue vittime. Dopo l’infezione il parassita non va direttamente agli organi vitali, ma inizia a consumare grassi e altri nutrienti, affamando gradualmente la mosca ma mantenendola in vita. Solo quando esaurisce gli organi non vitali inizia a controllare il comportamento della mosca, costringendo la mosca a cercare un po' di altezza e a rimanerci incastrata, assicurando così un’ampia distribuzione delle sue spore. Inoltre, secondo gli studi realizzati dal biologo evoluzionista presso l’Università di Copenhagen Henrik H. De Fine Lichted il suo team, il fungo manipola le mosche rendendo le delle mosche femmine attraenti per i maschi sani attraverso le sostanze volanti. Tuttavia, non è del tutto chiaro se le sostanze attraggono le mosche maschio con la promessa di sesso o di nutrimento. Un’ipotesi di lavoro è che potrebbero essere attratte semplicemente perché pensano che sia cibo, ma quando si avvicinano, iniziano a sentire l’odore di alcuni composti meno volatili dei cadaveri, e questo suscita il comportamento sessuale. La maggior parte del lavoro dei biologi si è però concentrata sulle mosche domestiche, tuttavia, la biologa molecolare e zombiologa dell’Università di Harvard Carolyn Elya, ha scoperto che attraverso le sue ricerche, che il fungo E. muscae colpisce anche le mosche della frutta, ovvero i moscerini. Aveva messo della frutta marcia come esca per catturare mosche della frutta selvatiche per gli esperimenti ed era sorpresa di vederne alcune morte con spore bianche e pelose sull’addome. Ha successivamente analizzato il DNA delle spore e ha confermato che i moscerini erano stati vittime di E. muscae. Elya, De Fine Licht e altri però vogliono ancora sapere come il fungo inizia la sua manipolazione. Un’ipotesi è che E. muscae rilasci direttamente una sostanza chimica che attiva i neuroni coinvolti nel comportamento di svettamento della mosca. Ma un’altra ipotesi è che la presenza totalizzante del fungo e i conseguenti cambiamenti fisiologici nella mosca, inneschino i neuroni della mosca stessa a rilasciare sostanze chimiche per dare il via al processo. Inoltre un recente studio dell’Università della California, Berkeley, co-scritto da Elya, ha scoperto che E. muscae potrebbe non agire da solo. Il fungo sembra essere infettato da un virus nello stesso momento in cui parassita mosche domestiche e moscerini della frutta. Resta da vedere se questo virus aiuti il fungo a controllare la mosca. Gli studiosi non sono tuttavia riusciti ancora ad arrivare ad una conclusione finale e ogni giorno si scoprono delle importanti novità riguardo al funzionamento di questo fungo, che ogni giorno risulta essere sempre più complesso e interessante.
A cura di Francesco Carli e Matteo Sangiorgio, 3L, Liceo Scientifico Vittorio Veneto, Milano