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Il grande mistero di Giove

25 settembre 2025
3 min di lettura
25 settembre 2025
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Per decenni, gli astronomi hanno immaginato l'interno dei giganti gassosi come Giove e Saturno in modo relativamente semplice: uno strato esterno di idrogeno ed elio, un mantello di idrogeno metallico liquido e, al centro, un nucleo denso e compatto, probabilmente roccioso. Tuttavia, quando la sonda della NASA Juno ha iniziato a misurare con precisione il campo gravitazionale di Giove, la realtà si è dimostrata molto più complessa. I dati hanno rivelato che il nucleo di Giove non è un corpo solido e compatto, ma un'area vasta e "diluita" in cui la roccia e i metalli si fondono gradualmente con gli strati gassosi sovrastanti. Per spiegare questa anomalia, la teoria più accreditata per anni è stata quella di una catastrofica collisione avvenuta miliardi di anni fa. Secondo questa ipotesi, un proto-pianeta massiccio, circa dieci volte la massa della Terra, avrebbe colpito Giove in un violento impatto. L'energia di questa collisione avrebbe mescolato il nucleo denso di Giove con il suo mantello di gas, creando il nucleo "confuso" che vediamo oggi. Tuttavia, un nuovo studio ha messo in discussione questa teoria. Un team di ricercatori dell'Università di Durham ha utilizzato sofisticate simulazioni al computer per modellare questo tipo di impatto. I risultati sono stati sorprendenti: anche dopo un impatto titanico, il materiale più denso e pesante del nucleo tenderebbe a ricollocarsi e a formare nuovamente un nucleo compatto e ben definito. Le simulazioni hanno dimostrato che una collisione, seppure violenta, non sarebbe stata sufficiente a spiegare la struttura diluita che è stata osservata. Lo studio propone una nuova e più probabile spiegazione per il nucleo di Giove. Invece di un evento singolo e catastrofico, il nucleo diluito si sarebbe formato in modo lento e graduale. La teoria suggerisce che durante la sua crescita, il giovane Giove non ha assorbito il materiale in modo ordinato, ma ha inglobato un mix di rocce, ghiaccio e gas in modo molto più disordinato e costante. Questa lenta ma continua "assimilazione" di materiali diversi avrebbe creato il nucleo stratificato che osserviamo oggi. Questa ipotesi è rafforzata da un'osservazione chiave: anche Saturno sembra avere un nucleo simile. Se un nucleo poco definito fosse stato il risultato di una collisione casuale e rara, sarebbe stato improbabile trovarne uno simile anche nel suo vicino gigante. La presenza di nuclei diluiti in entrambi i pianeti suggerisce che questo processo di formazione graduale non sia un'anomalia, ma un risultato comune nella formazione dei giganti gassosi. La nuova teoria riscrive la storia della formazione dei giganti gassosi e offre un nuovo modello per comprendere l'evoluzione dei sistemi planetari. Non solo ci aiuta a risolvere il mistero di Giove, ma ci permette anche di fare ipotesi più accurate sulla struttura interna di altri giganti gassosi ed esopianeti. La scoperta dimostra ancora una volta che i misteri dell'universo sono spesso più complessi e affascinanti di quanto potremmo mai immaginare.