Nel febbraio del 2016 il ciclone tropicale Winston, il più forte che abbia mai colpito l’emisfero sud, si è abbattuto sulla Repubblica di Figi, in Oceania, provocando gravi danni alle abitazioni e agli abitanti del luogo. Oltre ai villaggi, sono state spazzate via anche le “città del mare”, ovvero le barriere coralline.
A cinque anni dal passaggio di Winston, una recente spedizione subacquea, guidata dalla Wildlife conservation society (Wcs), ha scoperto che i coralli si sono ripresi, con grande sopresa da parte degli scienziati. Nelle acque dell’arcipelago figiano si trovano la riserva Namena e il parco Vatu-i-ra, due aree marine protette che ricoprono complessivamente una superficie di 200 chilometri quadrati, che sono tornate a nuova vita grazie anche alla collaborazione delle popolazioni locali. Secondo i ricercatori, una ripresa tanto rapida indica che queste barriere coralline godono di una buona capacità di adattamento naturale e che sono ben tenute: i coralli in buona salute, infatti, si riprendono molto più velocemente. A stupire non è solo l’abbondanza delle colonie di giovani coralli, ma anche quella di pesci tropicali che hanno fatto ritorno ‘a casa’ ricominciando a popolare anche le scogliere coralline che non hanno ancora riacquistato completamente le proprie caratteristiche iniziali.
Questo ci fa capire quanto sia importante preservare la salute dei coralli, in modo che possano resistere all’aumento delle temperature, all’accumulo di anidride carbonica nell’oceano e agli eventi meteorologici estremi, sempre più frequenti e distruttivi. Inoltre è necessario che le coralline siano “ben tenute”: il governo delle Figi ci è riuscito grazie alla collaborazione con gli indigeni iTaukei, i quali hanno messo a punto delle strategie di pesca sostenibile e altre tecniche di conservazione degli ecosistemi locali.