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Questo tipo di ambiente è caratterizzato da estati calde e secche e da inverni miti e piovosi. Questo influenza notevolmente la vegetazione, che è quindi caratterizzata da piante basse, legnose, perenni, a struttura di tipo sclerofitico, cioè con foglie piccole e dure adattate a resistere alla siccità estiva. Per questo motivo la macchia mediterranea è chiamata anche “foresta a sclerofille” (skleros= duro, phyllon= foglia). La piovosità totale annua è di circa 250-500 millimetri e interessa soprattutto i mesi invernali. In estate la temperatura media mensile è spesso superiore ai 20 °C e in questo bioma in inverno il gelo è molto raro.

La zona più caratteristica della macchia mediterranea è il bacino del Mediterraneo, ma si può trovare anche in altre regioni del mondo: la California, il Cile centrale, la punta meridionale del Sudafrica e l’Australia meridionale.  

Mediterraneo. Nel bacino del Mediterraneo la macchia ha subito un attacco considerevole da parte degli animali addomesticati dall’uomo, in particolare le capre, che hanno un’alimentazione poco specializzata e si nutrono quindi indifferentemente di ogni tipo di vegetazione. Le capre hanno bisogno di pochissima acqua e riescono addirittura ad arrampicarsi sugli alberi per raggiungere il cibo. Nella regione mediterranea esistono aree di eccezionale concentrazione di biodiversità ed elevata densità di specie endemiche, chiamate hot spots. In Italia queste aree si trovano in Sicilia e Sardegna. Il problema di tutte queste zone è che nella stagione secca non c’è modo di proteggere le piante dal pascolo indiscriminato. Gli agricoltori, infatti, non fanno riserve di foraggio per il bestiame per questo periodo, e quindi gli animali continuano a pascolare anche se le piante non sono nel momento della crescita, il che ha come risultato la formazione di una vegetazione povera e scarsa. Questa vegetazione viene ulteriormente modificata dal fuoco, infatti durante la stagione asciutta è tutto secco e facilmente infiammabile, a causa dell’elevato contenuto di oli volatili presente in molte specie.  

California. In California la macchia mediterranea è chiamata chaparral ed è una zona di arbusti spinosi ricchi di uccelli e di altri vertebrati, soprattutto nella stagione umida; durante l’estate calda, molti uccelli e gli erbivori più grossi si spostano verso zone più favorevoli. I mammiferi che abitano la chaparral sono gli scoiattoli di terra e i ratti canguro, animali che immagazzinano semi nelle loro tane. Questi semi hanno l’importante funzione di conservare l’acqua, perché assorbono il vapore acqueo che viene disperso durante la respirazione di questi piccoli mammiferi mentre sono nelle tane. Tra gli animali più grandi si possono trovare il pecari dal collare, simile al maiale ma di taglia inferiore e ugualmente onnivoro; la comune antilope, abile corridore; il cervo mulo, molto numeroso, mentre stanno diminuendo di numero con gli anni i lupi, gli orsi grigi e i leoni di montagna. Tra gli uccelli predomina il gallo corridore, parente dei cuculi, che non possiede però le stesse abitudini parassitarie del nido; non è un abile volatore, ma corre velocemente e si nutre di rettili e roditori. 

Australia. In Australia meridionale la macchia è chiamata mallee e consiste in una boscaglia semiarida. In questo ambiente sono numerosi gli uccelli granivori e meno comuni i frugivori (cioè che si cibano di frutti). Tra i granivori si trova il fagiano australiano, un uccello che non cova le uova mettendosi sopra, ma accumula una montagnetta di terra e vi depone sopra le uova. Il maschio si occupa di controllare la temperatura delle uova aggiungendo o togliendo terriccio dal cumulo. Anche gli uccelli che si nutrono di carne sono comuni, infatti vi sono numerose specie di falconi, astori, gufi, civette e averle maggiori.  

Cile. In Cile troviamo il matorral, dove abitano piccoli mammiferi come il degu, un roditore grosso come un topo e con unghie affilate con cui scava il terreno alla ricerca di radici e tuberi. Sembra che un tempo vivesse qui il guanaco. 

Piante della macchia 

La macchia mediterranea può essere distinta in macchia alta, con alberi ben sviluppati capaci di assicurare ombra e umidità al sottobosco, e in macchia bassa fatta di arbusti e cespugli impenetrabili, chiamata gariga. In questo bioma si trovano alberi sempreverdi a latifoglie e ad aghifoglie che comprendono: leccio, corbezzolo, olivo, alloro, carrubo, pino, ginepro, cipresso e altri. Vi sono poi piante cespugliose come il cisto, il lentisco, il mirto e il rosmarino. 

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Animali della macchia

Attualmente la macchia che circonda il bacino del Mediterraneo è sicuramente più povera di animali a causa della lunga storia dell’attività umana nella zona; in altre parti del mondo, invece, la macchia mantiene una fauna numerosa. Si possono trovare cinghiali, caprioli, daini, scoiattoli, volpi, lupi, tassi, roditori, testuggini, lucertole e molte specie di uccelli. La fauna del suolo comprende chiocciole, insetti e lombrichi, e deve affrontare annualmente due periodi di sospensione dell’attività: il freddo invernale (comportamento di ibernazione) e la siccità estiva (comportamento di estivazione). 

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Biodiversità mediterranea

Molto importante è la vegetazione mediterranea come habitat di una grande varietà di animali selvatici e di allevamento. Nel Mediterraneo è importante l’elevato numero di specie vegetali endemiche, che rappresentano circa il 50% del numero totale di piante di questo ambiente. L’Italia meridionale rappresenta l’estremo limite meridionale di molte specie presenti in tutta Europa, come il faggio, la rovere e l’abete bianco. Si pensa che in epoca glaciale le regioni meridionali abbiano rappresentato le “aree rifugio” da cui queste specie si sono nuovamente diffuse nel resto d’Europa. 

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Origine del bacino del Mediterraneo

Durante l’era Cenozoica, l’area del mar Mediterraneo era un enorme oceano e si ridusse progressivamente formando alcuni bacini secondari. Il principale di essi si trasformò in seguito nel Mar Mediterraneo. A causare questo fu l’avvicinamento tra la placca continentale africana e quella eurasiatica. Le enormi spinte provenienti da sud fecero sollevare i sedimenti accumulati sul fondo dell’oceano, dando origine alle catene montuose dell’Atlantide, dei Pirenei, delle Alpi, dei Balcani e dell’Asia minore. 

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L’olivo è la specie arborea di origine spontanea maggiormente coltivata nella regione della macchia mediterranea, ed è un elemento di notevole importanza nell’economia dei suoi abitanti. Tuttavia, altre due specie originariamente spontanee devono essere citate per il loro utilizzo: la sughera e il carrubo. Altre importanti coltivazioni sono quelle di cereali, leguminose, alberi da frutta, vegetali e piante da insalata. Olio e vino sono i prodotti di derivazione agricola più importanti su cui si basa l’economia delle zone di macchia. 

La sughera. Le foreste di sughere sono strettamente legate alle condizioni climatiche di alcune aree mediterranee. Queste foreste sono caratterizzate da popolamenti sparsi che formano sistemi agro-silvo-pastorali con grande ricchezza floristica e faunistica. In particolare, la flora spontanea, molto ricca di piante aromatiche e medicinali, può aumentare il valore delle sughere. Molte specie vegetali che crescono in questa foresta, a causa della loro varietà e del lungo periodo di fioritura, sono un ottimo approvvigionamento per le api. Il sughero è raccolto esclusivamente dal tronco e la sua produzione si è espansa significativamente negli ultimi anni; infatti, le nuove foreste di sughere raggiungono quasi i 120.000 ettari.  

L’olivo, probabilmente nativo della Siria, fu introdotto in Asia minore, Egitto, Grecia, Italia e altri paesi della regione mediterranea. L’uomo, con le sue coltivazioni, ha aumentato significativamente la distribuzione geografica di questa pianta, che oramai si estende dal centro-sud della Francia alle zone presahariane. La specie mediterranea, Olea europea, è distinta in due sottospecie, l’oleastro od olivo selvatico (Olea oleaster), e l’olivo coltivato o domestico (Olea sativa). L’olivo domestico è un albero di dimensioni maggiori del selvatico, con statura in media fra i 4 e i 12 metri, ma che può raggiungere anche i 20 metri qualora le condizioni di clima e di terreno siano ottimali. Il fusto è grosso, i rami sono arrotondati, lisci e senza spine, la chioma è solitamente ben sviluppata e slanciata. I rametti dell’olivo sono flessibili e talvolta pendenti, le foglie, lanceolate, sono verdi e prive di peli nella parte superiore, bianco-lucenti in quella inferiore. I frutti dell’olivo coltivato sono grossi, polposi, ricchi di olio, ma meno numerosi che nel selvatico e sempre in numero limitato rispetto a quello dei fiori. 

Il carrubo. (Ceratonia siliqua) è uno degli alberi tipici della macchia. Il carrubo può essere utilizzato per controllare l’erosione, conservare il suolo e recuperare terreni, fornendo allo stesso tempo foraggio con la produzione delle carrube. Queste sono sempre state utilizzate in molti modi: come foraggio per gli animali (in particolar modo per i cavalli), per produrre, facendole fermentare, delle bevande alcoliche, o anche nell'industria alimentare per ricavarne degli addensanti (la farina di carrube). Le carrube possono anche essere mangiate così come si raccolgono; in alcuni casi sono state tostate ed utilizzate come surrogato del caffè.  

Una particolarità della pianta è che i suoi semi sono durissimi e, soprattutto, tutti uguali per forma e per peso. I popoli del bacino orientale del Mediterraneo conoscevano questa caratteristica dei semi e quindi li usavano come unità di peso per oro e pietre preziose; in pratica su di un piatto della bilancia ponevano l'oro o le pietre preziose e sull'altro i semi del keration (così lo chiamavano i Greci). Ecco perché ancora oggi è rimasta la consuetudine di indicare il peso di oro, diamanti o altre pietre preziose in carati e non in grammi.  

Il legno, a causa del lento accrescimento delle piante, viene utilizzato principalmente come legna da ardere e per lavori artigianali. Un prodotto legnoso particolare è il ciocco d’erica, con cui vengono fabbricate le pipe. 

La pastorizia

Nelle zone caratterizzate dalla presenza della macchia mediterranea, sussiste solitamente un’accentuata differenza tra gli inverni rigidi e le lunghe e calde estati. Questa circostanza naturale costringe i pastori ad utilizzare i pascoli d'altura durante la stagione estiva ed a spostarsi verso climi più temperati e, quindi più vicini al mare, durante l'inverno. Questa migrazione ha determinato un particolare modello di cultura pastorale: la transumanza. 

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Il turismo

Una fonte di ricchezza che diventa via via più importante è rappresentata dal turismo. Le condizioni climatiche e la bellezza dei paesaggi che caratterizzano le zone di questo ecosistema sono di richiamo per numerosi vacanzieri, concentrati soprattutto nei mesi più caldi. Il settore del turismo è in continua espansione tanto da minacciare l’ambiente stesso.

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Il sovrapascolo

Una delle principali cause di inaridimento del suolo è data dal sovrapascolo. Esso si verifica quando la pressione dell'attività di pascolo su un'area è superiore a quella che l'area potrebbe sostenere. Il terreno, privato della copertura vegetale, è più sensibile agli agenti atmosferici. Le conseguenze sono l’inaridimento estivo e il dilavamento durante le piogge invernali. Purtroppo, spesso si ricorre al fuoco come mezzo sbrigativo per ottenere i pascoli. Questo comporta la degradazione di aree di macchia mediterranea a gariga e a steppa.

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La desertificazione

I cambiamenti climatici, la distruzione delle foreste temperate e tropicali, le pratiche agricole intensive, il dissesto idrogeologico sono tra le cause che portano a desertificazioni e inondazioni. Già nel 1992, durante il Summit mondiale delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro, si affermava che la desertificazione è il "degrado delle terre aride, semi-aride e sub-umide secche, attribuibile a varie cause, fra le quali variazioni climatiche ed attività umane". La desertificazione si concretizza con la progressiva riduzione dello strato superficiale del suolo e della sua capacità riproduttiva ed è un fenomeno ben più vasto dell’espansione dei deserti sabbiosi. 

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Gli incendi

In queste regioni dove il clima estivo è arido e secco, il fenomeno degli incendi è frequente e naturale; un incendio può nascere per autocombustione o per un fulmine durante un temporale estivo. A causa dei ripetuti incendi, la vegetazione è caratterizzata da molte specie vegetali resistenti al fuoco come la sughera, o con una germinazione che è persino favorita dal passaggio di un incendio (sono pirofite, per esempio, le piante del genere Tuberaria) o, ancora, con una buona velocità di ripresa vegetativa dopo gli incendi, come il Leccio. 

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Macchia Mediteranea

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