1477214805

Nobel per la Medicina 2025: il segreto della “tolleranza immunitaria”

30 settembre 2025
3 min di lettura
30 settembre 2025
3 min di lettura

In un annuncio straordinario, l’Assemblea del Nobel del Karolinska Institutet ha assegnato il Premio Nobel per la Fisiologia o la Medicina 2025 a Mary E. Brunkow, Fred Ramsdell e Shimon Sakaguchi. Il riconoscimento premia le loro scoperte fondamentali su come il sistema immunitario riesce a distinguere “amici” da “nemici” all’interno del nostro stesso organismo, evitando che attacchi tessuti sani. Cosa significa “tolleranza immunitaria periferica”. Il nostro sistema immunitario è un meccanismo sofisticato: deve difendere il corpo da batteri, virus o cellule tumorali, ma al tempo stesso evitare di attaccare parti del corpo che sono “da noi”. Questa capacità di “non attaccare sé stessi” è detta tolleranza immunitaria. In passato si pensava che fosse sufficiente che le cellule immunitarie potenzialmente dannose fossero neutralizzate già nella fase di formazione nel timo (meccanismo noto come “tolleranza centrale”). Tuttavia, gli studi dei tre premiati hanno dimostrato che esiste un ulteriore meccanismo — la tolleranza periferica — che opera direttamente nei tessuti e nel sangue, modulando le risposte anche dopo che le cellule immunitarie sono mature. Un tassello chiave di questo meccanismo è rappresentato dalle cellule T regolatorie (o Treg). Queste cellule fungono da “controllori” del sistema immunitario: sorvegliano l’attività degli altri linfociti e ne frenano l’eccessiva reazione che potrebbe danneggiare il proprio corpo. Brunkow, Ramsdell e Sakaguchi hanno contribuito a scoprire come queste cellule si sviluppano e funzionano, e soprattutto come un gene chiamato FOXP3 sia essenziale per il loro ruolo.

I contributi dei tre studiosi

  • Shimon Sakaguchi fu il primo, già nel 1995, a suggerire che esistessero cellule immunitarie che “spengono” le risposte e assicurano che il sistema immune non si scagli contro il proprio organismo.
  • Successivamente Brunkow e Ramsdell scoprirono che in alcuni topi vi era una mutazione nel gene Foxp3 che causava gravi malattie autoimmuni. E nei pazienti umani, alterazioni del gene FOXP3 sono state associate alla sindrome IPEX (Immune dysregulation, Polyendocrinopathy, Enteropathy, X-linked).
  • In una svolta ulteriore, Sakaguchi e altri stabilirono che FOXP3 non è solo collegato, ma è fondamentale nel regolare lo sviluppo e la funzione delle cellule T regolatorie.

Grazie a queste scoperte, oggi sappiamo che la tolleranza immunitaria non è una “messa in posa” unica e irreversibile, ma un sistema di controllo continuo e dinamico. Le scoperte premiate con il Nobel hanno ripercussioni in molteplici aree della medicina:

  • Malattie autoimmuni: comprendere come rafforzare o modulare le cellule regolatorie offre vie nuove per curare patologie in cui il sistema immunitario attacca il corpo, come sclerosi multipla, diabete di tipo 1 e lupus.
  • Trapianti: stimolare la tolleranza può aiutare a ridurre il rigetto degli organi trapiantati.
  • Immunoterapia del cancro: i tumori spesso sfruttano i meccanismi regolatori per “spegnere” la risposta del corpo contro le cellule tumorali. Modulando le Treg si potrebbe migliorare l’efficacia delle terapie oncologiche.

Il presidente della giuria del Nobel, Olle Kämpe, ha dichiarato che “le loro scoperte sono state decisive per la nostra comprensione del funzionamento del sistema immunitario e del perché non sviluppiamo tutti gravi malattie autoimmuni”.