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Dolce e faticoso far niente

19 febbraio 2024
2 min di lettura
19 febbraio 2024
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Le cellule del cervello si chiamano neuroni. Sono lunghi e sottili, ne abbiamo alcuni lunghi fino a un metro, somigliano ad alberi con rami sempre più sottili che partono dal tronco. I neuroni conducono segnali elettrici come i cavi della corrente alla velocità di 150 m/s cioè 540 km/h. Nel cervello di una persona adulta ci sono circa 86 miliardi di neuroni che comunicano tra loro incessantemente attraverso una rete fittissima, un intreccio di rami che conta trilioni e trilioni di contatti: le sinapsi. Si calcola che in un solo centimetro cubo di tessuto cerebrale ci siano tante sinapsi quante stelle nella nostra galassia, la Via Lattea.

Secondo il neuroscienziato Sebastian Seung del MIT, il mitico Massachusetts Institute of Technology di Boston, tutte le connessioni tra i neuroni costruiscono una mappa complicatissima, il cosiddetto connettoma, che descrive la struttura tridimensionale fatta da tutte le connessioni tra i neuroni del cervello. Il connettoma cambia continuamente modificato dalle esperienze, si adatta e ci rende quel che siamo.

Tutto questo intricatissimo sistema funziona sempre, anche quando non facciamo niente. Recentemente, i ricercatori dell’università di Washington hanno misurato l’attività minima del cervello a riposo. Non durante il sonno, ma quella di quando siamo spaparanzati sul divano, fissando il vuoto mentre la mente vaga. I neuroscienziati di Washington hanno individuato le aree del cervello attive quando non stiamo facendo niente. Si tratta di alcune regioni cerebrali, anche distanti, associate alla memoria. Secondo la ricerca, durante questo niente tutto apparente, il cervello ripassa le esperienze vissute, cerca di interpretare le azioni e i pensieri dei cervelli degli altri, immagina scenari futuri e relazioni ed elabora il linguaggio.

Ma a cosa serve questa attività minima? Per il gruppo di ricerca statunitense questo “minimo cerebrale” aiuta a pensare alla nostra identità in relazione agli altri, a ricordare le esperienze e a costruire una narrazione coerente di sé stessi. Insomma, mentre non facciamo niente, il cervello fa un bel ripasso di quel che siamo e di come stiamo nel mondo.

Fonte: pnas.org