Un team di ricercatori europei ha sperimentato una nuova ricetta a base di un laser ad alta potenza e una palla di schiuma per creare stelle in laboratorio! I ricercatori hanno sperimentato una nuova simulazione che riproduce in piccolo uno dei processi cosmici tra i più importanti per la formazione stellare: l’interazione tra le nubi molecolari, ossia le concentrazioni di gas e polvere nello spazio, e i resti di supernova, cioè il materiale che rimane dalla gigantesca esplosione con cui muoiono stelle massive.
In particolare, la ricerca, condotta da team di ricercatori provenienti da diversi enti europei (École polytechnique di Parigi; Università Libera di Berlino; Accademia Russa delle Scienze; Istituto di Fisica Tecnica di Mosca; Cea; Università di Oxford; Università di Osaka), ha voluto studiare il ruolo delle onde d’urto nel sollecitare le nubi molecolari. I risultati sono pubblicati su Matter and Radiation at Extremes.
Quando sono isolate, le nubi molecolari rimangono nel loro stato di equilibrio, mentre, se innescate da fattori esterni, come i resti di supernova, possono innescare processi di formazione stellare. Le onde d’urto generate da questa interazione, infatti, si propagano attraverso il gas e la polvere della nube, comprimendo questi elementi in sacche di materiale denso. Una pressione che, se oltre un certo limite, porta queste dense concentrazioni al collasso, generando così nuove stelle.
Questo processo è molto difficile da studiare, perchè gli strumenti astronomici non hanno una risoluzione spaziale abbastanza alta per osservarlo e le simulazioni numeriche non riescono a gestire la complessità dell’interazione tra nubi e resti di supernova.
Per superare questo limite, i ricercatori hanno portato in laboratorio una palla di schiuma e un laser ad alta potenza, che simulano rispettivamente un’area densa all’interno di una nube molecolare e l’onda d’urto che si propaga. Nel modello così ricreato, la schiuma ha risposto in modo diversoal passaggio del laser: mentre una parte di essa si è compressa, un’altra si è allungata, creando così regioni con diverse densità. Una variabilità di cui i ricercatori dovranno tenere conto nel futuro per misurare con più precisione il materiale compresso e l’impatto dell’onda d’urto sulla formazione delle stelle.
«La nostra primitiva nube molecolare, dove si è formato il Sole, è stata probabilmente innescata da resti di supernova — ha affermato Albertazzi — Questo esperimento apre una nuova e promettente strada per l’astrofisica di laboratorio per capire tutti questi punti importanti».