L’emergenza idrica sta colpendo gran parte dell’Europa, Italia settentrionale, Spagna e Francia in modo particolare. Piove poco, nevica anche meno e dai monti non sgorga l’acqua necessaria per alimentare prima i fiumi e i laghi e poi i campi in pianura.
Secondo una ricerca del Joint Research Centre (JRC, Centro Comune di Ricerca) della Commissione Europea, nel nostro paese in marzo è caduto il 63% in meno della neve che solitamente dovrebbe cadere nello stesso mese e sulle Alpi non piove “decentemente” da molti mesi. La mancanza di precipitazioni nevose e le temperature più alte riducono i ghiacciai alpini che rischiano di scomparire quasi del tutto entro la fine di questo secolo. L’Adamello, il maggiore dei ghiacciai italiani, negli ultimi anni si è ridotto del 22 %.
La siccità provoca lo svuotamento dei laghi alpini e quindi la possibilità di generare energia idroelettrica, una voce importante nel bilancio energetico italiano, dato che normalmente copre il 15% del fabbisogno nazionale e rappresenta la prima fonte di energia rinnovabile, con il 43% della produzione da fonti green.
I problemi rilevati a monte si ripercuotono inevitabilmente a valle. Se manca la neve i laghi alpini sono vuoti e non alimentano i fiumi che scendono dai monti. I fiumi settentrionali, infatti, sono sofferenti. Il Po è sotto più di 3 metri rispetto allo zero idrometrico, cioè il punto di riferimento che indica il livello “normale” del fiume. Il Grande Fiume bagna la Pianura Padana dove nasce un terzo della produzione agricola e alimentare italiana. Lungo il corso del Po si coltivano grano, mais, pomodoro, frutta, verdura ma soprattutto il riso, una coltura che necessita di grandi quantità d’acqua. E poi in Pianura si concentra la maggior parte degli allevamenti suini e bovini italiani. Nel 2022, la siccità ha provocato danni per oltre 6 miliardi di euro nel settore agricolo padano. Anche i grandi laghi sono a livelli minimi: il riempimento del lago di Garda è al 25%, il Maggiore al 41%. Nei laghi compaiono spiagge e corridoi di ghiaia dove prima c’era solo acqua.
Infine, i fiumi giungono al mare. Ma se la portata è scarsa, cioè se la quantità d’acqua non è sufficiente, il mare entra nel corso del fiume e risale il letto anche per chilometri. È il fenomeno del “cuneo salino” che inzuppa i campi con acqua salata rendendoli difficili da coltivare.
I ricercatori avvertono: con la primavera e la ripresa dell’agricoltura, i campi e gli allevamenti avranno bisogno di acqua, aggravando una situazione già complicata. E dopo la caldissima estate del 2022, questa che arriverà potrebbe essere ancora più problematica.