È un'immagine iconica: un gatto che fugge terrorizzato alla vista di una pozzanghera o di un rubinetto aperto. Mentre alcune razze, come il Turkish Van, sono note per la loro affinità con l'acqua, la maggior parte dei nostri felini domestici sembra provare una profonda avversione. Ma perché? Sebbene non esistano studi scientifici dedicati esclusivamente a questo quesito, gli esperti indicano diverse ragioni legate alla loro biologia, storia evolutiva e persino all'educazione. Una delle teorie più diffuse affonda le radici nelle loro origini evolutive. I nostri gatti domestici discendono dal gatto selvatico africano, una specie che prosperava in ambienti desertici. In tali habitat, grandi specchi d'acqua erano rari, e i gatti non hanno sviluppato la necessità o l'adattamento fisico per nuotare o interagire regolarmente con l'acqua. Non sono "costruiti" per essa. Tuttavia, il disagio fisico gioca un ruolo cruciale. Il pelo del gatto non è idrorepellente come quello di altri animali. Quando si bagna, diventa pesante e inzuppato, rende il movimento goffo e la pelliccia molto difficile da asciugare. Questo può portare a una perdita di calore corporeo, un rischio in ambienti freddi. Inoltre, l'acqua può alterare o mascherare il loro odore naturale e i feromoni, essenziali per la loro comunicazione e identità, causando disagio. Alcuni esperti suggeriscono anche che i gatti potrebbero percepire odori sgradevoli o sostanze chimiche nell'acqua del rubinetto. In definitiva, la repulsione verso l'acqua è probabilmente una combinazione di questi fattori innati e di esperienze individuali. Sebbene l'esposizione all'acqua in tenera età possa rendere i gattini più tolleranti, molti manterranno comunque la loro avversione, preferendo una pulizia a secco meticolosa.
 
                         
             
             
            