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Batman su Marte?

17 febbraio 2025
2 min di lettura
17 febbraio 2025
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Una delle funzioni vitali dei pipistrelli, che formano il secondo gruppo più comune di mammiferi dopo i roditori, potrebbe portare a una svolta per il viaggio su Marte programmato dalla NASA. Qual è questa potenziale soluzione? L’ibernazione! Un tempo considerata pure fantascienza, oggi non sembra così impossibile. In inverno, molti animali entrano in uno stato di torpore, abbassando la temperatura corporea, rallentando il metabolismo e l’attività cerebrale per risparmiare energia. I recenti esperimenti di Gerald Kerth, dell’Università di Greifswald in Germania, hanno portato alla luce importanti differenze nel comportamento dei globuli rossi dei pipistrelli e degli esseri umani quando fa freddo. In particolare: le cellule di questi piccoli animali cambiano drasticamente con l’abbassamento della temperatura. Il rapporto tra spessore e rigidità dei globuli rossi aumenta, in questo modo rimangono più a lungo nei capillari polmonari e nei muscoli, aumentando l’assorbimento e la distribuzione dell’ossigeno in tutto il corpo. Mentre noi non abbiamo questo “super potere” e rimaniamo tali e quali, dunque, come potremmo fare per usufruirne? Certe ricerche suggeriscono che la viscoelasticità della membrana è la chiave per identificare meccanismi che potrebbero essere manipolati per garantire la circolazione del sangue a basse temperature corporee anche negli esseri umani. Ciò rappresenterebbe un primo passo verso un torpore sintetico sicuro in medicina e nei voli spaziali. Dunque, gli scienziati hanno una sfida da compiere: cercare di modificare le membrane dei globuli rossi umani per imitare al meglio i pipistrelli. Solo così potremmo avvicinarci all’ibernazione umana. Tuttavia, ci sono ancora molte domande senza risposta: come sarà possibile indurre questa funzione negli esseri umani? Dovremmo farci aiutare da un ragno mutante come quello di “Spiderman” per farlo succedere? Per non parlare del fatto che viaggiare nello spazio significa esporsi alle radiazioni, perdere tonicità corporea e rimanere confinati per lunghi periodi. Perciò l’unica cosa che ci rimane da fare è mettere tutte le nostre speranze nella medicina e negli studi che avvengono quotidianamente, per scoprire se un giorno potremmo raccontare agli alieni di quando scoprimmo la chiave dell’ibernazione nei pipistrelli.

A cura di Arina Vynohrads’ka, 3A Liceo Scientifico Giulio Natta, Milano