La possibilità di comunicare con civiltà extraterrestri ha da sempre stimolato la curiosità umana. Tuttavia, un nuovo studio suggerisce che potremmo non essere ancora pronti a captare eventuali "telefonate aliene" perché potrebbero utilizzare la tecnologia quantistica che per il momento va oltre la nostra capacità di comprensione. Le comunicazioni quantistiche si basano sui principi della meccanica quantistica, in particolare sull'entanglement, un fenomeno per il quale due particelle rimangono connesse in modo tale che il comportamento di una influenza immediatamente l'altra, anche se separate da grandi distanze; grandi come quelle che separano le stelle e addirittura le galassie. Mentre gli scienziati stanno esplorando l'uso delle comunicazioni quantistiche sulla Terra, la possibilità che civiltà avanzate abbiano già sviluppato e stiano utilizzando tali tecnologie per comunicare ci pone di fronte a una domanda cruciale: siamo pronti a ricevere questi messaggi? Attualmente, gli sforzi per cercare segnali extraterrestri si concentrano sulle onde radio, un tipo di comunicazione che ha senso per noi poiché è ciò che usiamo da più di un secolo. Tuttavia, questo approccio potrebbe essere limitato, soprattutto se altre civiltà utilizzano sistemi molto più avanzati per trasmettere messaggi, come appunto le tecnologie quantistiche. Le nostre tecnologie attuali non sono in grado di rilevare né decodificare segnali basati su principi quantistici, il che significa che, anche se un segnale ci fosse inviato, potremmo non essere in grado di riconoscerlo o di interpretarlo. Da decenni le antenne paraboliche del Progetto SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) ascoltano il cielo per captare un messaggio inviato da una civiltà extraterrestre abbastanza evoluta da poter inviare segnali radio nel cosmo. Ma per ora tutto tace. Però il silenzio cosmico che percepiamo potrebbe non essere affatto silenzioso ma un linguaggio così avanzato da risultare invisibile ai nostri strumenti. Se davvero esistono civiltà aliene che ci stanno inviando segnali, potremmo semplicemente non essere ancora pronti a capirli.