Emergenza smog in Italia: anche il 2021 è stato un anno da “codice rosso” per molte grandi città della nostra penisola, a causa delle elevate concentrazioni delle polveri sottili e dell’ozono. A fotografare la situazione è “Mal’aria di città 2022“, l’annuale dossier sull’inquinamento atmosferico ed acustico nei centri urbani pubblicato da Legambiente.
Legambiente ha analizzato e interpretato i dati provenienti da 238 centraline per il monitoraggio dell’aria di 102 città capoluogo di provincia, andando a valutare in particolare i tre principali inquinanti delle aree urbane che sono le polveri sottili (PM10 e PM2.5) e gli ossidi di azoto – in particolar modo il biossido di azoto (NO2).
Su 238, 230 centraline hanno rilevato il PM10, cioè il particolato atmosferico più grossolano che viene prodotto dalla combustione dei motori delle auto (soprattutto quelle più datate) e dagli impianti di riscaldamento, in particolare stufe e caminetti a legna. Di queste, ben 56 distribuite in 31 città hanno superato per più di 35 giorni la media giornaliera di 50 microgrammi per metro cubo (μg/mc), cioè il limite previsto dalla normativa. Nessuna centralina ha superato il limite della media annuale (stabilito in 40 μg/mc) mentre solo 9 hanno rispettato il nuovo valore suggerito dall’OMS per questo parametro (15 μg/mc). Le centraline che hanno registrato la media annuale più elevata sono quelle di Milano con 37 μg/mc, Torino 36, Alessandria e Catania con 35.
Come si può osservare dall’infografica riportata qui sotto, la maggior parte delle città che hanno superato il limite del PM10 si trovano nel nord Italia. Le condizioni climatiche e la conformazione geografica del bacino padano, unite alla forte urbanizzazione, rendono queste zone fra le più inquinate del mondo.
Per quanto riguarda il PM2.5, cioè il particolato atmosferico ancora più fine e ancora più pericoloso perché entra nella circolazione sanguigna, delle 139 centraline che lo hanno monitorato, una – quella collocata all’ospedale Santobono di Napoli – ha registrato una media annua di 28 μg/mc, superiore al limite di legge di 25. Sfiora il limite normativo la centralina di Cremona (via Fatebenefratelli) che si è fermata a 25 μg/mc, mentrenessuna è riuscita a rispettare il nuovo valore OMS fissato in 5 μg/mc.
Per il biossido di azoto (NO2), dovuto soprattutto ai motori diesel, sono stati rilevati i dati in 205 centraline di monitoraggio sulle 238 considerate. In 13 di queste non è neanche stato rispettato il limite previsto da normativa (40 μg/mc) mentre solamente 14 centraline hanno registrato valori che soddisfano il limite di 10 μg/mc raccomandato dall’Oms. Le situazioni peggiori sono state rilevate a Napoli, Torino, Firenze, Milano, Palermo, Catania, Roma e Genova.