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Il metano atmosferico si trasforma in mangime per pesci

09 dicembre 2020
1 min di lettura
09 dicembre 2020
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I Ricercatori dell’Università di Stanford hanno studiato un processo innovativo che potrebbe in parte contribuire alla riduzione del metano atmosferico: si tratta di un sistema di bioreattori contenenti batteri alimentati con il metano prelevato dall’atmosfera, ossigeno e altri nutrienti, in grado di fornire un cibo proteico per pesci d’allevamento. I ricercatori hanno scoperto che questo sistema di sequestro del metano è molto più efficiente di altri metodi che cercano di eliminare questo inquinante dall’atmosfera. Inoltre, il mangime ottenuto costa meno di quello che viene generalmente utilizzato, consuma meno risorse come acqua, terreno e fertilizzanti, e ha anche un più alto contenuto di proteine. Lo studio è stato recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Nature Sustainability.

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Ricordiamo che il metano è il secondo gas serra di origine antropica presente in atmosfera e che il suo potenziale di riscaldamento globale a 100 anni è 25 volte maggiore di quello della CO2. Inoltre, rispetto alla CO2 la sua concentrazione è cresciuta più del doppio dall’epoca della Rivoluzione industriale. L’estrazione del metano dall’atmosfera ha il potenziale di aiutare a rallentare il riscaldamento globale nei prossimi decenni. Una riduzione del 40%, infatti, potrebbe attenuare il riscaldamento di 0,4 °C entro il 2050.

Il procedimento studiato dagli scienziati di Stanford è già operativo. Al momento la spesa maggiore è quella dovuta all’elettricità, pari al 45% del totale. Il bioreattore, infatti, deve essere raffreddato di continuo. Potrebbe essere messo in atto un risparmio migliorando la dispersione del calore. In questo modo si otterrebbe una convenienza che permette di sostituire soia e altri nutrienti utilizzati come mangimi.