Un team di ricercatori americani e francesi ha recentemente pubblicato lo studio più dettagliato mai realizzato prima riguardante l’estinzione delle specie negli ultimi 500 anni. I dati che hanno raccolto hanno fornito la prova che stiamo davvero vivendo la sesta estinzione di massa, infatti, nel periodo di riferimento l’estinzione è stato il destino per il 7,5-13% delle 2 milioni di specie conosciute. Sappiamo che da quando è comparsa sulla Terra e ha colonizzato il pianeta, la biodiversità ha già dovuto affrontare ben 5 estinzioni di massa, tutte legate a cause naturali. Le cause della sesta estinzione di massa sono, invece, da attribuire agli esseri umani e alle loro attività.
Sebbene vi siano prove evidenti che indicano che siamo nel pieno di una crisi della biodiversità, non è ancora del tutto accettato che ciò equivalga a una sesta estinzione di massa. Questo è spesso dovuto al fatto che si oseervano i dati della Lista Rossa IUCN, sostenendo che il tasso di estinzione attuale delle specie non si discaosta dal tasso di estinzione di fondo. Tuttavia, la Lista Rossa presenta qualche buco a livello dei dati sull’estinzione, infatti, si concentra quasi totalmente su mammiferi e uccelli e poco sugli invertebrati, che naturalmente costituiscono la grande maggioranza della biodiversità.
L’inclusione degli invertebrati da parte dei ricercatri ha portato alla conclusione che il tasso di estinzione attuale supera di gran lunga il tasso di fondo e che potremmo davvero essere testimoni dell’inizio della sesta estinzione di massa. Spugne, coralli, vermi, lumache, ragni e millepiedi sono gli animali che hanno permesso agli scienziati di dipanare alcuni dubbi. Sepur complesso, integrare una stima delle specie di invertebrati estinte negli ultimi secoli è stato fondamentale. Infatti, gli invertebrati sono il 97% delle specie animali del Pianeta, e qualsiasi stima che li ignori rischia di essere decisamente sfalsata. La curva della sesta estinzione di massa non è risultata uguale ovunque e per tutti. In genere le specie marine sono meno minacciate di quelle terrestri, e tra quest’ultime i vegetali se la passano meglio degli animali. I più a rischio sono gli esseri viventi che popolano le isole.