Si è conclusa ieri, in Svizzera, la conferenza di Ginevra, una tappa fondamentale verso la COP 15, la Convenzione sulla diversità biologica in programma a Kunming, Cina. Per quindici giorni, i delegati provenienti da quasi 200 Paesi si sono riuniti per parlare di biodiversità e decidere il da farsi per arrestarne la progressiva distruzione. Gli incontri e i negoziati preliminari verso la COP15 si sono però conclusi con un nulla di fatto. Non vi è stato, infatti, alcun progresso concreto sul testo dell’accordo e le posizioni degli Stati partecipanti sono ancora molto distanti sui punti chiave. La Cina, Paese in cui si terrà la COP15, ha come obiettivo il raggiungimento di un accordo globale sulla natura che ricalchi – per importanza e solidità – il Paris Agreement sul clima del 2015. Negoziare sulla tutela della biodiversità, però, si è rivelato più impegnativo e difficoltoso che trattare di riduzioni di gas serra, motivo per cui le autorità cinesi hanno deciso di rinviare (per la quarta volta) l’ultimo atto. E’ noto che la COP15 si terrà in autunno, ma non è stata ancora fissata una data precisa.
Vista l’assenza di un testo condiviso, a cui si lavora dal 2020 (ricordiamo che la pandemia ha contribuito a ritardare gli accordi), è stato fissato un ulteriore incontro a Nairobi, in Kenya, dal 21 al 26 giugno. Ancora una volta si è deciso di prendere più tempo, sperando di raggiungere un accordo soddisfacente che metta d’accordo tutti. I punti chiave su cui negoziare saranno gli stessi: l’obiettivo di proteggere almeno il 30% delle terre e delle acque entro il 2030, difficile da tradurre in impegni concreti nel testo dell’accordo, e gli investimenti da fare per realizzare gli obbiettivi di tutela.
Per saperne di più: Convention on Biological Biodiversity