Le libellule abitano il pianeta Terra da 300 milioni di anni e, attualmente, ne conosciamo ben 6.016 specie. Secondo l’ultimo aggiornamento della Lista rossa dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), il 16% delle specie note di libellule e damigelle è a rischio di estinzione, principalmente a causa della distruzione degli habitat, cioè le zone umide come paludi, torbiere e acquitrini, da parte dell’uomo. Le paludi e le altre zone umide possono sembrare improduttive e inospitali per l’uomo, ma in realtà ci forniscono servizi essenziali. Immagazzinano CO2, ci forniscono acqua pulita e cibo, ci proteggono dalle inondazioni e sono l’habitat di un decimo delle specie conosciute al mondo. Alla luce di questo loro valore, è allarmante che stiano scomparendo a un ritmo che è tre volte più rapido rispetto a quello delle foreste.
Il caso limite è quello del Sudest asiatico e dell’Asia meridionale, dove gli ecosistemi naturali vengono rimpiazzati da enormi piantagioni intensive di palme da olio e, come risultato, un quarto delle specie è a rischio. Nell’America centrale e meridionale, invece, la principale minaccia è lo sviluppo edilizio. A questo si aggiungono i cambiamenti climatici e l’utilizzo intensivo di sostanze chimiche inquinanti, come per esempio i pesticidi, che mettono a dura prova la sopravvivenza di questi insetti in tutto il mondo.