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Potremmo dire che il rifiuto è una sostanza o un oggetto, di cui la persona che lo produce vuole disfarsi. Spesso noi riusciamo solo a vedere i rifiuti della nostra pattumiera e non ci sembrano preoccupanti, ma in realtà questi rappresentano un serio problema per il Pianeta. Perché

In natura non esiste il concetto di rifiuto: nei cicli biologici, infatti, ciò che viene scartato da un organismo diventa una risorsa per altri esseri viventi, così che nulla viene sprecato ma tutto si trasforma. Gli organismi morti, le deiezioni animali o i resti vegetali, sono definiti come scarti organici e sono usati come nutrimento per particolari organismi, detti decompositori, che trasformano gli scarti degli altri esseri viventi in preziose risorse e sono perciò molto importanti.
Fino al secolo scorso, l'uomo si comportava in modo molto simile alla natura. Soprattutto nelle società contadine, la scarsità di risorse faceva sì che tutto venisse riutilizzato e nulla veniva gettato fintanto che era utile. Quasi tutto ciò che veniva gettato era organico e veniva smaltito dai decompositori presenti in natura.
L'avvento della rivoluzione industriale e l'aumento dei beni immessi nelle società, ha determinato anche un aumento del consumo e, quindi, un aumento dei rifiuti. Infatti, negli attuali modelli sociali e produttivi, a fronte di un prelievo di materia ed energia dall'ambiente per produrre beni di consumo, fa seguito una produzione di rifiuti. Questi non sono solo organici come quelli della società preindustriale, ma sono anche inorganici (come, ad esempio, la plastica) e spesso rimangono nell'ambiente molto tempo, dato che non rappresentano una fonte di nutrimento per nessun organismo. Questo implica due cose: innanzitutto, che i rifiuti vengano generati sia da noi durante le nostre attività quotidiane, che dalle industrie che producono le cose che noi consumiamo per vivere, ma anche che non esistono degli spazzini che possono riusare gran parte dei nostri scarti e quindi questi si accumulano in grandi quantità. Gli esseri umani stanno cercando di trovare delle soluzioni. Quali?

I rifiuti nella società preindustriale…

Sebbene, anticamente gli esseri umani producessero poche quantità di rifiuti, il problema di collocare ciò che veniva gettato esisteva. Tutto ciò che non poteva essere riciclato o riutilizzato veniva spesso gettato per strada, con gravi conseguenze problemi per la salute. Altrimenti i rifiuti venivano bruciati o interrati fuori dai centri abitanti, dando origine alle prime discariche. 

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…e nella società dei consumi

Un grande cambiamento è avvenuto nella seconda parte XIX secolo. Con la Rivoluzione Industriale, infatti, è iniziato lo sfruttamento intensivo delle risorse. L’industria ha cominciato a fabbricare oggetti in serie, più economici di quelli artigianali e quindi più facilmente accessibili a tutti. In breve tempo l'uomo è passato da una società frugale e semiagricola a una industriale e consumistica, che ha adottato “l'usa e getta” come proprio stile di vita. 

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Quali rifiuti

I rifiuti che noi produciamo ogni giorno sono definiti come rifiuti solidi urbani (RSU) e includono ciò che viene scartato durante le nostre attività quotidiane. Tutti gli altri rifiuti sono detti rifiuti speciali e includono i rifiuti prodotti da attività industriali, artigianali, sanitarie, ecc.
Per agevolare il processo di gestione, gli RSU vengono divisi in base alla loro composizione, detta anche frazione merceologica.  

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Fino agli anni Settanta, i rifiuti solidi urbani (RSU) erano raccolti in modo indifferenziato e smaltiti prevalentemente in discariche non controllate. In alternativa allo smaltimento diretto dei rifiuti nel suolo, si utilizzava il trattamento termico o incenerimento. Solo negli anni '90 ha cominciato in Italia a diffondersi il concetto di riciclaggio e di recupero dei materiali attraverso la raccolta differenziata. Risale a questo periodo anche l'emanazione di leggi che regolamentassero lo smaltimento dei rifiuti in discarica.

In Italia un provvedimento normativo molto importante dal punto di vista dello smaltimento dei rifiuti è stato il Decreto legislativo n. 22 del 1997, più conosciuto come "Decreto Ronchi", dal nome del Ministro che firmò la legge. L'aspetto più importante di questo decreto è che ha rappresentato una svolta nella legislazione di tutta la normativa riguardante i rifiuti. In sostanza, la filosofia del decreto è basata sulla convinzione che l'inquinamento prodotto dai rifiuti deve essere fronteggiato diminuendo la quantità totale di rifiuti prodotti e non solo attraverso il semplice smaltimento in discarica. Attualmente il Decreto Ronchi è stato superato e abrogato dal Decreto legislativo n. 152 del 2006. Successivamente, il decreto legislativo 3 dicembre 2010, n. 205 – in vigore dal 25 dicembre 2010 – ha recepito nell'ordinamento italiano la Direttiva Europea 2008/98/CE sui rifiuti.

Direttiva europea 2008/98/CE

La direttiva stabilisce come devono essere trattati i rifiuti all'interno della Comunità. L'obiettivo primario della direttiva è proteggere l’ambiente e la salute umana, attraverso la prevenzione degli effetti negativi e pericolosi derivanti dalla produzione e dalla gestione dei rifiuti. Secondo la direttiva, una maggiore protezione dell'ambiente richiede la realizzazione di una serie di misure, applicabili per ordine di priorità: 1) prevenzione del rifiuto; 2) preparazione per il riutilizzo; 3) riciclaggio; 4) recupero di altro tipo (per esempio di energia); 5) smaltimento. 

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Decreto Ronchi e Dlgs 52/2006

Il Decreto Ronchi definisce il rifiuto come "qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi". In primo luogo, questa definizione presuppone che qualsiasi merce sia destinata, prima o poi, a diventare un rifiuto. In secondo luogo, si evince che la trasformazione da merce a rifiuto dipende soprattutto dalla volontà dei consumatori.

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Conoscere i rifiuti

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